Una notte a Firenze by Dumas Alexandre

Una notte a Firenze by Dumas Alexandre

autore:Dumas, Alexandre [Dumas, Alexandre]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO VI.

La Colomba dell'arca

Mentre l'Unghero esponeva; inutilmente come s'è veduto, le sue paure al duca Alessandro, Lorenzino esciva dal palazzo Riccardi, e non potendo più essere osservato, superava a gran passi la distanza che lo disgiungeva dalla sua piccola casa, prodigio di gusto e d'eleganza, gabinetto degno d'Alcibiade e di Fiesco.

Chiusa la porta di strada, egli salì rapidamente le scale, e, assai prima del Birbante giunse nella stanza ove lo attendeva la persona annunziata, che non avea voluto farsi conoscere.

Ma, al rumore dei passi di Lorenzo, i quali senza dubbio le erano familiari, ella si tolse la maschera, ed alzandosi, si slanciò ad incontrarlo.

- Luisa!... gridò Lorenzo con sorpresa mista a terrore.

Luisa si gettò fra le braccia del suo fidanzato.

- Luisa! ripetè Lorenzino, guardandosi attorno con grande inquietudine, e facendo segno al Birbante di vegliare alla porta. Mio Dio! che ha dunque potuto farti commettere l'imprudenza di recarti così da me in pieno giorno?

- Lorenzo, gridò la fanciulla, il duca sa dove io abito...

- Non è che ciò? chiese ridendo Lorenzino.

- Giusto cielo! non ti par questa la maggiore delle disgrazie che potesse avvenirmi?

- Io l'avea preveduto, fanciulla mia, ed avea prese da prima le mie precauzioni. Ora, dimmi, giacche io devo tutto sapere, com'è accaduto?

- Stamane, uscendo dalla Santissima Annunziata, ove era andata ad udir la messa, fui seguita da un uomo.

Lorenzino fe' un moto delle spalle.

- Ti avevo però raccomandato, ragazza, le diss'egli, di non escir mai senza maschera.

- E l'aveva, Lorenzino mio; ma ignorando che un uomo fosse là per ispiarmi, mi era un istante smascherata per fare il segno della croce coll'acqua benedetta: l'uomo era nascosto dietro la pila.

- Sicché fosti riconosciuta, e per conseguenza inseguita...

- Fino a casa...

- Bisognava entrare da qualche amica per ingannarlo, ed uscir per una porta di dietro.

- Che vuoi, Lorenzo! non vi ho pensato: vedendomi inseguita, ho smarrita la testa.

- E quest'uomo, era l'Unghero?

- Sì, l'ho fatto osservare all'Assunta, la quale lo ha riconosciuto.

- Io sapeva tutto ciò.

- Come!... tu sapevi tutto ciò?... e in qual modo?..

- Esco adesso dal duca.

- Ebbene?...

- Ebbene, non devi inquietarti, fanciulla del mio cuore.

- Non inquietarmi!..

- Hai almeno tre giorni e tre notti innanzi a te.

- Tre giorni e tre notti?

- In tre giorni e tre notti ponno accadere di molte cose, disse Lorenzo.

- Ma, raccomandandomi le precauzioni che potevano celare la mia dimora, non mi hai tu detto le mille volte che ameresti meglio morire anzi che vederla scoperta?

- Sì, perchè allora eravi un pericolo enorme.

- Adesso non ve n'è dunque più?..

- Minore, almeno.

- Così dunque, non ti spaventa che il duca sappia dove io abito?

- Gli avea palesato io stesso il tuo indirizzo prima che l'Unghero glielo desse.

La giovinetta restò un istante sbigottita.

- Lorenzo, diss'ella, ti guardo, ti ascolto... e non ti comprendo.

- Credi tu in me, Luisa?

- Oh! sì...

- Ebbene, allora qual bisogno hai tu di comprendermi?

- Vorrei pur leggere nel tuo cuore...

- Domanda tutto a Dio, ad eccezione di ciò, povera fanciulla!

- E perchè?

- Tanto varrebbe curvarti sur un abisso.

E ridendo del suo riso strano:

- Ciò che tu vedresti, continuò, ti darebbe la vertigine.



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